Luca Battifora: come è cambiato il turismo in tre anni
Domanda - Cosa Le ha lasciato questo biennio di esperienza extra-settore? Risposta - Soprattutto la quantità di domanda da parte di neolaureati, ragazze e ragazzi con profili di eccellenza, che chiedevano solo l'opportunità di entrare nel mondo del lavoro: una spinta “dal basso” straordinaria. Ecco un’opportunità che dovremmo cogliere anche nel turismo: investire sui giovani, interrogarsi su come evolvere il modello di business, rendere “appealing” le nostre attività, per tutelare il futuro delle stesse nostre aziende. D - “Siamo un tour operator italiano specialista nelle vacanze personalizzate, per destinazioni a medio e lungo raggio” recita il sito di Gastaldi Holidays. Cosa significa? R - La specializzazione è un valore sempre più ricercato dal consumatore, che si aspetta competenza e professionalità dal suo interlocutore. La differenza sta nelle dimensioni dell'azienda: grandi volumi richiedono processi strutturati e di conseguenza la specializzazione espressa assume connotati più industriali; nel nostro caso, invece, la realizzazione di un viaggio veramente costruito ad hoc sulle esigenze del cliente è un concetto base del nostro posizionamento. D - In Welcome e G40 - tra il 2000 e il 2012 - ha vissuto gli anni d’oro del networking turistico italiano. Cosa ricorda di allora? R - Gli anni di Welcome erano quelli dove la distribuzione era protagonista, nascevano nuove forme aggregative tra agenzie, molte con dimensioni nazionali, altre con logiche più territoriali, comunque per circa un decennio il retail turistico ha cambiato pelle, per migliorare il potere di acquisto verso i fornitori, creare sistemi organizzati nella vendita, fare massa critica nella comunicazione e marketing. Tra il 2008 e il 2010 ci fu una flessione della domanda, il tour operating soffrì cali drastici, il turismo organizzato subì notevoli scossoni e i riflessi sulla distribuzione erano inevitabili: da qui la necessità di trovare nuove economie di scala, ottimizzazioni operative, leve commerciali. Il mercato andava verso la definizione di poli distributivi, uno era appunto Welcome e l'operazione di aprire il capitale G40 a Gattinoni fu il giro di boa: stava prendendo forma un nuovo polo distributivo. Oggi è affrontiamo nuove opportunità: penso al digitale, alla comunicazione, alla tecnologia sempre più accessibile e di facile utilizzo che consente un agile interazione con l'esterno, sia clienti che fornitori. Ogni ”stagione” offre nuove occasioni, sta a noi coglierle.
Massimo Broccoli, direttore commerciale Veratour
Domanda - “Massimo Broccoli sembra un altro rispetto all'ultima fase vissuta in Alpitour” (Remo Vangelista, TTG)”: vero? Risposta - Accettare una nuova sfida a 48 anni, dopo averne passati più di venti in Alpitour, costringe a “scavarti” dentro per capire cosa vuoi veramente. Avevo voglia di rimettermi in gioco, sentire quell’adrenalina che si prova quando stai costruendo qualcosa, dare il mio contributo a un’impresa che dimostri che fare turismo in Italia è possibile. D - Cosa ha portato a Roma di quanto appreso a Torino? R - In 20 anni si imparano tante cose e io ho avuto la fortuna di lavorare coi migliori. Ho cercato di portare in Veratour un modello organizzativo “industriale” e soprattutto la “mentalità del possibile”. Spesso nelle aziende prevale la logica del “no, questo non si può fare”: io credo, invece, che tutto o quasi sia fattibile, bisogna analizzare, programmare e poi avere il coraggio di fare. Spesso i limiti sono dentro di noi, se non ci facciamo condizionare da alibi e paure, i grandi traguardi sono alla nostra portata. D - Cosa è cambiato nell’industria dei viaggi, negli ultimi 20 anni? R - Mercato e clienti, innanzitutto. Anni fa, i clienti guardavano “adoranti” l’agente di viaggi, oggi il ruolo è messo fortemente in discussione, perché molti sono convinti di far meglio da soli. È qui che bisogna lavorare, facendo percepire il valore aggiunto che l’agente di viaggi, quello bravo, rappresenta per il cliente. Fondamentale è il presidio del territorio: generare contatti, realizzare eventi, comunicare con i più svariati interlocutori, costruirsi quella credibilità che genera fiducia e induce il potenziale cliente a scegliere l’agenzia, anziché far da sé. Su questi temi ho constatato un salto di qualità di alcuni network: da puri negoziatori verso i t.o. a coordinatori di attività di comunicazione, marketing e promozione. Prima non accadeva, ora sì: molto positivo". Pierpaolo Ciccolini: “Ecco le differenze tra Idee per Viaggiare del 2005 e del 2019”
Domanda - Idee per Viaggiare del 2005 era altra cosa rispetto a oggi: cosa è cambiato da allora? Risposta - È cambiato tanto, per non dire tutto. Nel 2005 eravamo in 15, oggi siamo 121. È cambiato il mondo del turismo e conseguentemente siamo cambiati noi. Ma due cose sono le stesse di allora: primo, la voglia di creare, di divertirsi, di vivere questo “fantastico mondo” dei viaggi nel modo migliore. La nostra sede ne è la prova, non per niente il nostro claim è “lavoriamo a colori”. Secondo, Idee per Viaggiare ha praticamente zero turnover (chi entra molto difficilmente esce) e questo ci aiuta nella conoscenza del prodotto, sostenuta da tanta formazione interna, perché oggi il cliente conosce le destinazioni e le strutture prima di entrare in agenzia. Noi dobbiamo sapere tutto, compresi quanti metri deve percorrere per andare dalla Beachvilla alla spiaggia, e la temperatura dell’acqua a giugno. D - Vendere prodotto IpV nel 2005 e nel 2019: altra cosa pure questa, probabilmente. R - Certo, nel 2005 la filiera era trasparente e lineare: le agenzie avevano nel t.o. un unico riferimento. Consulenza, prodotto e competitività erano i valori aggiunti e in forma diversa lo sono ancora. Oggi dobbiamo avere le stesse competenze di allora, ovviamente, ma non sempre bastano. Col web l’accessibilità da parte dei clienti è immediata, quindi c’è da faticare di più, ma la differenza si sente sempre, perché nulla potrà mai sostituire la “forza” della persona. Nel frattempo sono cambiate le responsabilità dell’operatore e dell’agenzia, è cambiata la legislatura turistica, sono cambiati i rapporti con le assicurazioni: insomma, bisogna sapere molte più cose e seguire il cliente sempre più da vicino, prima, durante e dopo la vacanza. D - Qual è il Suo ruolo oggi? IpV supererà 100 milioni di fatturato, quest’anno, ce ne sono di cose da fare... R -Oggi, a differenza di 15 anni fa, metto la giacca ogni tanto (vedasi foto - ndr). Il mio ruolo è conseguenza della mia esperienza in azienda, diciamo che metto mano un po’ dappertutto… Mi occupo di migliorare e sviluppare gli strumenti tecnologici e non (facciamo tutto da soli, niente outsourcing) e di creare processi lineari e trasparenti nelle comunicazioni alle agenzie, e quindi al cliente finale. Domani non so cosa farò, ma quel che è certo è che andrò in pensione, chissà quando, ma con Idee per Viaggiare. Chiudo con una “romanità” che rispecchia il nostro modo di essere e di fare: parafrasando S.P.Q.R., Sono Professionisti Questi Romani!
Roberto Pagliara: “La prima estate della mia Valtur”
Domanda - Numeri alla mano, come sta andando la prima estate Valtur targata Nicolaus? Risposta - La stagione è partita alla grande, se per Pasqua e ponti avessimo avuto il doppio della disponibilità avremmo venduto tutto. Poi c’è stato il previsto rallentamento, le vendite sono riprese a giugno e ora stanno girando a pieno regime, sebbene con più sotto data (due, tre settimane) rispetto al passato. Sta pagando l’investimento all’estero, dove abbiamo 5 villaggi su 7: a Djerba e a Bodrum, partendo da zero, siamo già un operatore di riferimento per qualità e ampiezza dell’offerta, supportata da un importante piano voli, e i villaggi che ci stanno dando più soddisfazioni sono proprio il Valtur Djerba e il Valtur Sharm El Sheikh. D - Qual è il rapporto tra portafoglio Nicolaus e portafoglio Valtur? Vista la pressione commerciale che esercitate sul nuovo brand, non c’è pericolo che il primo ne risenta? R - Vero, per questo abbiamo inteso sin dall’inizio differenziare i due marchi per target: Nicolaus conferma la vocazione per le famiglie con bambini; Valtur è più orientato all’esperienza, all’insegna di sport, wellness e vacanza libera. Far percepire questa differenza a trade e consumatori è cosa non immediata, sapevamo di doverci dedicare tempo e risorse, e lo stiamo facendo anche in piena stagione (vedasi la campagna “Valtur. È tempo di partire”, declinata in affissioni, radio e social). Ma che Valtur goda della spinta di Nicolaus è innegabile: sa qual è il villaggio Valtur che vendiamo di più? Il Baia dei Pini di Budoni, che nel 2018 era nel portafoglio Nicolaus. D - I villaggi Valtur 2019 sono altra cosa rispetto al passato: ci fa un esempio pratico di cosa avete fatto in loco? R - Gliene faccio due: intrattenimento e ristorazione. Che il modo di vivere il villaggio sia cambiato, rispetto ai trenini e al gioco caffè di una volta, lo diciamo da tempo. Ma la gente vuole divertirsi e fare sport, ridere e ballare, sentirsi a proprio agio e fare amicizia, come è sempre accaduto in un club. E questo stiamo garantendo in loco, con le rinnovate equipe Valtur. Secondo, vogliamo che la ristorazione sia un fiore all’occhiello dei nostri villaggi: per questo, al di là della solita pasta & pizza, i nostri chef contaminano la cucina italiana con i sapori locali. Anche e soprattutto nelle strutture condivise, dove l’area Valtur è sempre ben identificata dal resto. Un esempio: a Sharm el Sheikh abbiamo un ristorante Valtur totalmente riservato, ma a disposizione dei nostri ospiti ci sono anche sei ristoranti tematici e otto punti di ristoro sempre aperti. Altro che pasta & pizza...
Sandro Saccoccio: “Ecco il mio primo mese in Best Tours e Metamondo”
Domanda - Le tre cose delle quali si è occupato in questo mese di ambientamento, tra Milano (dove è collocata Partours) e Roma, dove risiede. Risposta - Mi sono occupato molto di più di tre cose! Tutte con l’entusiasmo di chi inizia un nuovo percorso professionale: tra le tante, riorganizzare la rete vendita, collaborare alla stesura del nuovo prodotto, sviluppo tecnologico. Tornare a vivere a Milano è sempre stimolante perché per me rappresenta la città “più avanti” d’Italia. D - Best Tours, operatore di lungo corso, è reduce da alcune stagioni travagliate. Ci racconta cosa fa e cosa ha trovato? R - Seguo il commerciale di Best Tours e Metamondo, che sono i marchi dedicati all’outgoing. Ho sempre un’attenzione particolare a quello che succede lato incoming in azienda, settore dove la nostra società sta investendo molto. In Best Tours ho trovato colleghi molto preparati sulle destinazioni di lungo raggio: grande feeling e collaborazione sia con Luisa Casarin che con Roberto Bergamo. D - L’Egitto è tornato in in grande auge, voi cosa farete? R - Best Tours è la storia dell’Egitto in Italia. Crediamo fermamente nella destinazione: il nostro prodotto sarà diverso da quello che normalmente prediligono i grandi t.o. generalisti. Esclusivo, sia per gli aspetti di soggiorno mare che per quanto riguarda la navigazione sul Nilo. Un vero ritorno alle origini, cercando di privilegiare i voli di linea.
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